Anzitutto partiamo dai bambini, bambine, ragazzi e ragazze.
Sì, partiamo da loro. Mettiamoli nel tavolo di tutte queste task-force, webinair, assemblee pubbliche su zoom. Chiediamolo a loro anzitutto.
Tutt* si professano partigiani del cambiamento in questo momento storico e questo pensiamo sia meraviglioso, ma nessuna voce dell’infanzia appare all’orizzonte.
Noi adulti parliamo, facciamo, urliamo innovazione o irresponsabilità (a seconda delle fazioni politiche e sociali), o non diciamo niente, “tanto non cambierà niente”. Ma improntati sul nostro ego e sul bisogno di mettere la nostra faccia o il nostro cappello, abbiamo dimenticato i bambini, le bambine, i ragazzi e ragazze. Ci occupiamo DI loro, parliamo PER loro, ma mai CON LORO PUBBLICAMENTE. I BAMBINI/E, GLI ADOLESCENTI NELLA COSA PUBBLICA, come INTERLOCUTORI O MEGLIO ANCORA ESPERTI, NON SUSSISTONO E QUESTO VALE PER TUTT*
Poi utilizziamo una scusa banale, ci fingiamo portavoce delle loro richieste, li aduliamo come maestri (ma di fatto è una bellissima facciata)
Ma tra ciò che loro ci dicono e ciò che noi diciamo potrebbe esserci un mare…come il gioco del telefono. Pensiamo che avere una laurea, o essere adulti, o aver letto tanti libri di pedagogia, psicologia, educazione, o avere esperienza con loro, ci possa dare la LORO VISIONE. Possa giustificare questo bisogno di essere noi a parlare al loro posto. Pensiamo forse che loro non siano in grado? Pensiamo forse che dovremmo fare task force, webinair, assemblee su zoom che poi durano troppo? sai i bambini prima di dire una cosa (se lasciati esprimere il loro pensiero senza alcuna intromissione vocale da parte di un adulto) ci mettono un pò, devono elaborare il loro pensiero, capirlo. Pensiamo che un adolescente potrebbe risponderci “Boh…ma che ne so” e questo, che in realtà ci dice molto, non lo potremmo proprio accettare?
Sapete quante volte abbiamo provato a dire in n. riunioni istituzionali e non, “scusate stiamo parlando dei bambini, per i bambini, stiamo elaborando cosa sia meglio per loro, MA DOVE SONO LORO?. Allora prima di continuare, vi chiediamo di invitarli a questo tavolo e ascoltarli…”
Inutile dirvi le espressioni dei più…e parliamo di psicologi, psicolgohe, educatori, educatrici, mestre, maestri, pedagogiste, pedagogisti, professori, professoresse, assessori, genitori, enti del terzo settore che lavorano con i minori, architetti, artigiani e artigiane, e potremmo continuare all’infinito perché di fatto l’infanzia e l’adolescenza ci appartiene a tutt*, siamo stati bambini, bambine, ragazzi e ragazze, abbiamo figli e figlie, nipoti, alunni e alunne…e se veramente vogliamo costruire una nuova scuola, cominciamo dal porci questa domanda, intimamente e pubblicamente..DOVE SONO I BAMBINI, LE BAMBINE, I RAGAZZI E LE RAGAZZE NELLA COSA PUBBLICA? Dov’è il loro apporto (necessario)? Dove sta la loro voce?