

“Forse i nostri problemi sono iniziati quando abbiamo smesso di saltare nelle pozzanghere e ci siamo preoccupati di non bagnarci i piedi”.
Ad oggi, la genitorialità è un tema considerato perlopiù “destabilizzante” in senso negativo. La società sembra dirci in tutti i modi che avere un figlio, nella maggior parte dei casi, porta allo stravolgimento della propria esistenza personale, di coppia, lavorativa, e sociale, più in termini negativi che positivi. Il dibattito politico e sociale acceso sul tema della famiglia sta portando ancor di più una grande divisione tra gli individui. Così come il pensiero sul futuro dei figli di questa generazione, dei bambini di oggi, che sembrano essere allo sbando, viene messo spesso in evidenza tralasciando l’importanza del momento presente, cosa si può fare ora. Questa amarezza e negatività dilagante, questa sempre più profonda divisione tra gli individui che si sentono sempre più soli nei loro problemi e nella loro situazione esistenziale, sta portando inevitabilmente alla rottura e allo sgretolamento del senso di comunità, di appartenenza più ampia, di aiuto reciproco, di condivisione e sta creando una sempre più diffusa nascita di gruppi sociali ben distinti tra loro, con ognuno le sue caratteristiche definite e specifiche che non consentono una vera e propria integrazione, ma piuttosto una scissione, donando un ruolo preciso e limitante all’individuo e alle famiglie “che ne fanno parte”. Questo è ora più che mai visibile nelle situazioni familiari, nel sistema scolastico, nella società civile, di cui abbiamo notizie e contatti giornalieri nella vita privata e tramite i mass media.
Attraverso i corsi pre-parto ormai diffusi in quasi tutti gli ospedali e le strutture pubbliche e private (consultori, centri per le famiglie, associazioni di donne ecc.), si punta ad essere vicini alle future mamme e papà negli ultimi mesi di gravidanza fino al giorno del parto, fornendo al più qualche piccolo consiglio pratico per il post (allattamento, cambio pannolino e svezzamento). Ben poca attenzione si pone a quello che comporta l’effettiva venuta di un figlio, sia all’interno di una coppia che in una famiglia monogenitoriale, e delle problematiche psicologiche e sociali che questo evento scatena nella vita dell’adulto/genitore.
Inoltre, anche qualora ci sia un qualche intervento di questo tipo, ci accorgiamo che sono spesso applicate idee e concezioni non più appartenenti al nostro tempo. Viene sottovalutato il cambiamento sociale delle donne/mamme che sono costrette o desiderano tornare a lavorare a tempo pieno già dopo i primi mesi di vita del bambino, e il nuovo ruolo paterno che sempre più si sta affermando come effettiva presenza e si sta concretizzando nella bi-genitorialità. Anche nei confronti dei bambini, non si pone particolare attenzione all’esigenza degli stessi di affermare la propria individualità e la propria “fonte educativa e artistica” già presente fin dalla nascita. Infine vengono quasi del tutto dimenticate le famiglie separate/divorziate, monogenitoriali, omosessuali, con bambini in adozione, con figli disabili. Poco o niente viene quindi elaborato per colmare quel vuoto comunitario e di condivisione che si è andato a creare e che non consente più alle mamme, ma anche ai papà, di confrontarsi non solo con i problemi pratici di tutti i giorni e con le esigenze dei bambini, ma anche con i propri stati d’animo, le proprie insicurezze, paure e gioie, entusiasmi, aspettative. Come non vi sono realtà che mirano ad incentivare una conoscenza e integrazione più approfondita e di condivisione tra le diverse tipologie di nuclei familiari oramai esistenti. Questa mancanza provoca un sostanziale isolamento delle famiglie e tra le famiglie con il conseguente acuirsi di problemi legati non solo alla dinamica genitore-figlio, ma anche alla dinamica di coppia, come alla dinamica di comunità. Inoltre provoca delle profonde spaccature personali rendendo i genitori insicuri e alimentando un forte sentimento di inadeguatezza, situazione che di conseguenza porta allo sbando anche i figli.
E’ un percorso che mette in comunicazione la parte materna e paterna, maschile e femminile, sia essa all’interno di noi stessi che nel confronto con gli altri, per rimuovere le difficoltà nei rapporti umani. Risponde alla crescente richiesta di sostegno da parte delle mamme ma anche dei papà, quasi mai menzionati o ascoltati, nel riuscire a vivere al meglio l’esperienza della maternità/paternità, creando un ambiente di condivisione in cui anche le esperienze personali vengano portate alla comunità come aiuto e/o bagaglio per gli altri.
Con il sostegno di figure professionali esperte, punta a colmare la mancanza di nozioni e sperimentazioni sull’educazione e autoeducazione dell’adulto stesso, del bambino nei primi 3 anni di vita e sulle fasi psicologiche e pedagogiche della sua crescita, nonché rispondere all’esigenza di analizzare e capire i cambiamenti personali e di coppia che la nascita di un figlio può portare, nell’ottica di prevenire eventuali conflitti e criticità.
Operare sulla costruzione dell’identità individuale e la socialità.
Sostenere le persone nel vivere con serenità uno dei momenti più importanti della propria vita come la nascita di un figlio, supportandole nella crescita insieme dei primi 3 anni di vita del bambino, nella loro educazione ed espressione creativa.
Liberarsi da falsi miti e condizionamenti, ritrovare la giusta armonia con se stessi e di conseguenza con l’altro, raggiungere la consapevolezza della responsabilità, non chiudersi in un ruolo già stabilito, spaziare verso molteplici possibilità, creare e condividere nuove forme di educazione, autoeducazione, espressione ed integrazione.
Far rinascere il senso di comunità, libero da ideologie politico-sociali, libero da caratteristiche limitanti, libero da “gruppi di appartenenza o assegnazione sociale”, nel senso più profondo del termine. Ogni adulto deve mettersi alla ricerca della sua propria e specifica genitorialità, adattata al suo talento e potenziale e ogni bambino deve essere libero di creare e mettere in pratica la sua auto-educazione.
La messa in pratica e la condivisione di questi percorsi all’interno del nucleo familiare, qualunque esso sia, porta alla conoscenza dell’altro, alla sua accettazione e allo scambio reciproco di forme espressive da sperimentare, di punti di vista diversi da esplorare. Una fonte di grande ricchezza emotiva, conoscitiva e, di conseguenza, anche pratica e logistica.
Per info specifiche, costi e richiesta di attivazione del percorso in scuole, consultori, enti , associazioni, gruppi ecc.
Sara Iannucci +39 393.4059503 – Maura Barva + 39 339.3798856. oppure info@associazioneiosono.it