Il Mago Numerone©

di Alessandra Balla,

La giornata era piovosa. Non aveva smesso un attimo. Uscire in giardino per giocare era impossibile.

Tutto con la pioggia scorreva più lento. La mattinata passò stanca sullo schermo della televisione accesa.

Nel pomeriggio l’idea di nonna Carmela fu quella di preparare dei biscotti.

Penni adorava cucinare con la nonna, soprattutto se si trattava di biscotti al cioccolato.

Non appena sfornati Penelope ne divorò tre ancora caldi, bevendo una tazza di latte.

– E ora che facciamo? – disse energica e pronta per qualsiasi attività.
– Signorina, ma te non hai qualche compito da fare? – chiese la nonna.
– Sì – rispose lei sbuffando.
– Oggi con questo tempaccio mi sembra proprio il momento giusto, forza scapigliata prendi i libri –

Penelope non ne aveva molta voglia.

Era tutta la colpa di quel tempo pazzo se non poteva uscire a giocare in giardino. Così dopo qualche storia ubbidì alla nonna e andò in camera. Aprì il libro e saltò il primo esercizio di matematica, senza nemmeno provare a risolverlo. La matematica la odiava. Sapeva di non poter evitarli per sempre, ma i numeri proprio non le piacevano. Anzi solo a pensarci le veniva il vomito.

La maestra Valeria le diceva in continuazione che il suo problema era l’impegno: «senza impegno i conti non si fanno». Ma a Penelope non importava, i conti erano pallosi e complicati.

Ultimamente fare i compiti di matematica per casa le risultava ancora più difficile, sua madre non aveva mai tempo per aiutarla e così doveva sbrigarsela da sola. Svogliata portò i libri nella capanna dei sogni e provò a fare un altro esercizio, ma più numeri vedeva e più sbadigli faceva. E così senza accorgersene si addormentò con la faccia sul libro.

C’era un tendone a strisce piantato in mezzo a un campo di terra rossa. Nell’aria suonava una musica leggera che a Penni ricordò quella del suo carillon. Il tendone arcobaleno finiva a punta con all’estremità tre bandierine gialle. Sembrava un castello fatto di lenzuola. La piccola viaggiatrice riconobbe subito il posto, gli elementi che lo circondavano non potevano ingannarla. Si trattava di un circo. Il botteghino all’entrata, l’insegna luminosa, le bancarelle di dolciumi e il tendone, non c’erano dubbi, era proprio un circo.

– Giordano, questa volta siamo finiti in un circo, ti ricordi che ci siamo già stati? – Il papero con il papillon disse di sì con la testa.
Questo circo non era proprio uguale a quello dei suoi ricordi, ma certamente molto simile. Arrivati ai piedi del botteghino spuntò fuori un ragazzotto basso con un lungo cilindro appoggiato sopra la testa.

Benvenuti al circo “Calcula Calculando”, dove la magia fa i conti. Prego entrate –
Il giovane diede i biglietti a Penni
e le indicò l’accesso. I due allora senza esitare entrarono nel tendone e si misero seduti in attesa dello spettacolo.
– Madame e Messieurs, Signori e Signore lo spettacolo può iniziare. Si accendano le luci! –
Il presentatore uscì fuori con un inchino e due fari illuminarono il centro del palco. Terminata la presentazione entrò in scena un personaggio cicciottello e con uno sgargiante panciotto con dei numeri ricamati, una giacca di qualche taglia in più, un fiore nel taschino e dei piccoli occhialetti poggiati sul grosso naso a patata.


– Sono il Mago Numerone con un mare nel testone, per giocare insieme a me puoi contare fino a tre?
– 1, 2 e 3 – rispose divertita Penni.
Il buffo mago tirò fuori dal taschino della giacca una tovaglia, dal panciotto un tavolo, dalle maniche un mazzo di carte e dai calzini un grosso cilindro. Poi fece un grosso inchino al suo pubblico.

– Se sei pronto per giocare allora con il Mago Numerone devi contare: 2 x 1= 2, sei sicuro di non essere un bue? 6x 8= 48 son le rane dentro il fosso –

Dal cilindro iniziarono a uscire un’infinità di ranocchie verdi e saltellanti. Penelope rideva e batteva le mani alle magie di quello strampalato mago. Fece diversi giochetti e tutti anticipati da filastrocche e conti matematici. Per una volta i numeri erano davvero uno spasso.

– 33 trentini entrano a Trento tutti e 33 trotterellando – il mago iniziò a saltellare su una gamba sola, invitando il suo pubblico a fare lo stesso. Penelope e Giordano non la smettevano di ridere e volteggiare.
– 7×8= 88, con i mali fai un risotto – canticchiò stonando il Mago Numerone.

– 7×8 fa 56 testone! – gridò qualcuno tra il pubblico.
Il mago visibilmente imbarazzato fece cadere tutte le carte che aveva in mano e con le dita iniziò contare.
– 7, 14, 24, 32, 36,
45…no 46 o forse 52…
– 7, 14, 21, 28, 35, 42- lo corresse nuovamente la voce dal pubblico e aggiunse -testone e incapace di un mago! –
Il povero mal capitato preso dall’ansia iniziò a sparare numeri a caso come fosse un pallottoliere, più ne diceva e più conti sbagliava. In un attimo tutto divenne un gran casino. Il numero di magia era completamente distrutto. Vedendo che non riusciva più a portare a termine alcun trucco iniziò a piangere disperato, farneticando numeri e conti.


– Ecco che risuccede – sbot
tò l’uomo tra il pubblico – piagnone di un mago prendi le tue cose e vattene – ordinò duro.
Il Mago Numerone, singhiozzando a più non posso,
racimolò i suoi attrezzi e uscì. L’uomo nel pubblico borbottò qualcosa alterato e spense i due grossi fari che illuminavano la scena. Poi sbuffando chiuse la tenda, che divideva il palco dai sedili degli spettatori. Penni senza pensarci troppo inseguì il mago per consolarlo. Quel poveretto doveva proprio essere sconvolto per quanto accaduto. Il tipo nel pubblico si era davvero arrabbiato! Oltrepassata la tenda Penelope e Giordano trovarono il mago seduto a terra che piangeva.
– Basta piangere Mago Numerone, asciugati le lacrime- gli disse Penni inginocchiandosi vicino a lui.

Lo strambo mago si asciugò gli occhi e si soffiò il naso con la manica della camicia.
– E tu chi sei, ti ha mandata mio padre? – disse con la voce ancora rotta dal pianto.
– Tuo padre? Io nemmeno lo conosco – rispose Penelope – mi chiamo Pennipè e lui è Giordano –
La bambina vedendolo così triste iniziò a fargli un sacco di complimenti sullo spettacolo, ma il Mago Numerone non credeva a una sola parola. Sapeva bene che il numero era stato un tremendo disastro. Ogni sforzo di Penelope di tirargli su il morale era praticamente inutile.
– Mago Numerone non ti preoccupare capita a tutti di sbagliare- lo rincuorò lei –
anch’io non sono tanto brava in matematica –
– Io sono proprio una frana, qui al circo
Calcula Calculandolo sanno tutti, rovino ogni spettacolo – Ma dai non è mica una tragedia! –
– Certo che è una tragedia – riscoppiò in lacrime il mago e proseguì tra i singhiozzi -nella mia famiglia tutti i maschi sono dei gran geni con la matematica. Così funziona la nostra magia: ogni numero un trucco, ogni conto un incantesimo. Se non si sa la matematica la magia svanisce –
– Ora stai proprio esagerando – disse Penelope non sopportando la sua negatività.
– Tu non capisci per te è facile parlare! Noi siamo maghi da generazioni. Tutti i maschi della mia
famiglia portano avanti l’eredità del circo, non ci è permesso fare altro. La magia passa di padre in figlio, ma con me qualcosa deve essere andato storto. Sono l’ultimo di otto fratelli e l’unico, ma proprio l’unico, a non capire nulla di matematica. Quei pochi conti che so fare è perché li ho imparati a memoria. Quando vedo i numeri il mio cervello si blocca, inizio a sudare freddo e vado nel panico. Confondo le cifre, sbaglio le addizioni e le sottrazioni, per non parlare delle tabelline –

– Allora prima di tutto fai un respiro profondo e tranquillizzati – gli consigliò con calma Penni – ti aiuto io! –
– Tu? Ma smettila sei pure femmina –
– E questo cosa vuol dire? –

– Scusa non volevo offenderti ma come ti dicevo solo i maschi sanno fare di conto, non certo le femmine –
Ma che sciocchezza! Dipende dall’intelligenza che si ha mica dal sesso
Il mago la guardò incredulo, ma un po’ sollevato dal fatto che la matematica non fosse solo cosa da maschi.

– Pennipè sei davvero molto gentile ma non credo di avere speranze, dopo quest’ultimo spettacolo mio padre mi caccerà via dal circo, questa era la mia ultima possibilità e io l’ho sprecata
– Vedrai che tuo padre non ti manderà via, i padri non lo fanno mai –
– Tu non conosci il mio! Era quel trombone che urlava tra il pubblico. Ha provato di tutto con me, ma la matematica proprio non mi entra in testa. Non sono capace –

– Non si dice non sono capace, mia nonna me lo ripete sempre. Non ti devi arrendere – – E cosa dovrei fare allora? –
– Studiare e impegnarti – Penelope quasi non credeva alle parole appena pronunciate –

Giordano intanto tirò fuori dalle tasche piumate un quaderno e una matita e li diede al Mago Numerone. Il papero con il papillon parlava poco, ma con la matematica era un vero e proprio asso. I tre iniziarono così a studiare e a fare esercizi. Il Mago Numerone aveva davvero grosse difficoltà, sembrava che il suo cervello si chiudesse alla vista dei numeri. Non riusciva nemmeno nelle operazioni più semplici e, nonostante usasse le dita per contare, sbagliava in continuazione. Penelope però non si arrendeva, lo avrebbe aiutato a superare il suo problema. Passarono ore fino a quando il mago frustrato dai continui sbagli riniziò a piangere.

– Ecco lo sapevo non ce la farò mai! – ripeteva disperato.
Penni doveva trovare una soluzione alla svelta, non aveva funzionato nemmeno la lezione di Giordano. E quando tutto sembrava perduto il papero tirò fuori dalle tasche piumate una calcolatrice e la diede al nuovo amico.
– Bravo Giordano – esclamò Penni – che idea geniale! –
Il mago si girava quell’arnese tra le mani senza sapere cosa farci.
– E questo cosa sarebbe? – chiese
scuotendo l’oggetto.
– Una calcolatrice – rispose Penelope.
– Una che? –
– UNA CALCOLATRICE, serve per fare i conti –
-Allora- iniziò Penelope- per esempio se vuoi sapere quanto fa 2×5, scrivi il numero 2, poi il simbolo
x (per), poi il 5 e infine premi questo tasto, che è quello dell’uguale. Ecco il gioco è fatto: 2×5 =10
– Che stregoneria è mai questa? Dai fammi provare – disse emozionato.
In un attimo iniziò a fare tutti i conti che gli passavano per la testa, era facile, veloce e comodo. Non
si era mai divertito tanto. Non si sentiva più lo scemo testone. Aveva riacquistato finalmente un po’ di fiducia. Penelope sapeva che questo non era il modo per risolvere il problema, ma era così contenta di vedere il Mago Numerone di nuovo sorridere che lo lasciò giocare un altro po’ con la sua nuova calcolatrice. La calcolatrice era solo un modo per tranquillizzarlo, con meno ansia e un po’ di fiducia anche i conti sarebbero riusciti. Ci voleva solo un po’ di pazienza.
Allora – lo interrogò lei – c’è qualcosa che ti piace davvero fare, o qualcosa in cui ti senti bravo?
A dir la verità il Mago Numerone non ci aveva mai pensato, era cresciuto sapendo che un giorno sarebbe diventato come suo padre e i suoi fratelli. La sua passione dovevano essere i numeri. Si sforzò nel trovare una risposta e dimenticandosi per un momento del circo, di suo padre, dei suoi fratelli e soprattutto della matematica disse: «LA MUSICA».

– Benissimo esultò Penelope – sai ballare, cantare o suonare?
– Qui al Circo Calcula Calculando– disse Il mago ritornato triste e con gli occhi bassi – a noi maschi non è permesso suonare, solo le donne possono farlo. Da piccolo mia madre mi regalò un violino, ci passavo delle intere giornate. Ma non appena se ne accorse mio padre lo buttò via, dicendo che la musica era roba da femminucce. Da quel momento non ho mai più suonato e mia madre ha bandito la musica dalla nostra casa –
– Tuo padre mi sembra uno di quei bambini scemi che a scuola non ci lasciano giocare a calcio solo perché siamo femmine. Dobbiamo dimostrargli chi sei e lui ti lascerà suonare la tua musica. So già cosa fare: noi tre organizzeremo uno spettacolo –
Penelope era così convinta di quello che si era messa in testa che nessuno le avrebbe fatto cambiare idea. Prima di tutto dovevano trovare un violino e poi mettere in scena uno spettacolo. Lei e Giordano sarebbero stati gli aiutanti. Corsero nella baracca del mago e rubarono il violino della madre, poi qualche abito di scena e gli attrezzi magici che la famiglia del circo
Calcula Calculandoutilizzava per i suoi numeri. Tornati indietro convinsero il ragazzino della biglietteria a radunare tutti i circensi, nessuno escluso. In prima fila riservarono un posto per il padre del Mago Numerone. Dopo qualche prova i tre erano pronti per il loro spettacolo. Il circo era pieno e un po’ di ansia iniziava a farsi sentire dietro le quinte. Prima entrarono in scena Penelope e Giordano presentando il loro amico, che timido li raggiunse sul palco. C’era un gran silenzio intorno a loro, ma non si sarebbero lasciati intimorire. Il Mago Numerone, aiutandosi nei conti più difficili con la calcolatrice e usando le mani, iniziò con i suoi giochi di magia. Con i conti giusti tutti i trucchi riuscivano con estrema facilità. Il pubblico batteva le mani e anche il padre del Mago Numerone era contento. Non appena si abbassarono le luci iniziò una musica leggera. Quello strano mago sembrava rapito dalle note, suonava come se l’armonia lo trasportasse in paesi lontani. Un sogno di musica immobilizzò tutto il pubblico. Qualcuno addirittura si commosse nell’ascoltare tanta bravura e delicatezza. Ma finito si suonare non applaudì nessuno, così Penelope da brava chiacchierona prese la parola.
– Nessuno può scegliere quali siano le nostre passioni, nemmeno i genitori. Anzi proprio loro
dovrebbero sostenere noi figli, insegnandoci a fare del nostro meglio. Se si è un po’ zoppicanti in matematica che male c’è, non per questo si è meno bravi. L’intelligenza ha forme strane e diverse e non conta niente se uno è maschio oppure femmina. Siamo tutti uguali. Lei signore, lì in prima fila, dovrebbe dire questo ai suoi figli invece di sgridarli. La bellezza è uscita dal violino qui davanti a tutti noi, il Mago Numerone ha suonato come nessuno dei suoi fratelli potrebbe mai fare. Ecco la sua strada. E voi antipatici di fratelli, invece di prenderlo in giro lo dovreste aiutare nei conti, ognuno ha i suoi tempi. A scuola ho imparato a tirare calci al pallone proprio come un maschio, anche se sono una femmina. E chi dice il contrario è solo un cretino-

Dall’ultima fila qualcuno iniziò ad applaudire e tutti seguirono quel lungo e rumoroso applauso. Il padre del Mago Numerone li raggiunse al centro centro della scena.
– Da oggi al Circo
“Calcula Calculando” ognuno farà ciò che preferisce, niente più distinzioni. Ma sia chiaro che tutti dovranno studiare la matematica- un po’ goffo strinse il figlio in un lungo abbraccio e lo stesso fecero i fratelli.
Il Mago Numerone commosso si avvicinò a Penelope e sorridendo le regalò una piccola spilla a forma di numero tre.
– Questa è per te piccola Penni, ora svegliati signorina! –

Penelope alzò la testa dal libro di soprassalto, si era addormentata come una pera su i suoi esercizi. Andò a sciacquarsi il viso e riprese con i compiti. La lezione di Giordano le era proprio servita. Finite due pagine si appuntò la spilla sulla maglia. Aveva smesso di piovere, finalmente poteva andare a giocare in giardino. Anche questa volta aveva imparato la lezione. Gli adulti sbagliano spesso è vero, ma in nessun libro si può studiare come essere genitori. Non è mica come con gli esercizi di matematica. Per questo i figli devono capirli e aiutarli. Il vero trucco sta nell’amore, questa è la magia.

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