Questo Manifesto delinea i principi etici che ispirano tutte le azioni, le proposte formative ed educative dell’Associazione, dedicate all’infanzia, all’adolescenza, e agli adulti. Tali principi guidano la nostra metodologia educativa che è in continua evoluzione in quanto ogni singolo essere umano – 0/99 anni – è un tesoro colmo di possibilità, scelte e creatività.
L’obiettivo principale di ogni nostra attività è accompagnare la persona verso un’ espressione libera del sé, attraverso un percorso di consapevolezza e di scoperta del proprio Io.
Con i bambini/le bambine e gli adolescenti ciò si concretizza con progetti pedagogici ed educativi rivolti ad una fascia d’età che va dai 2 ai 18 anni. Tali progetti vogliono rispondere ai loro bisogni, alle loro domande, alle loro necessità di scoperta, attraverso una sperimentazione educativa che si svolge quasi per intero all’aria aperta e nella natura.
Con gli adulti sviluppiamo invece percorsi di formazione pedagogica, educativa, ambientale, in ambito comunitario, laboratori esperienziali per lo sviluppo personale e il sostegno alla genitorialità.
A tutti, adeguatamente alla fascia di età e agli obiettivi prefissati, proponiamo attività artistiche quali per esempio: il teatro, la fotografia, la scrittura, il video, l’artigianato, l’arte, l’orticoltura, volte a far emergere le proprie emozioni e a valorizzare i propri talenti.
L’obiettivo è portare gli adulti ad incontrare i bambini/e e i ragazzi/e, e viceversa, in un “luogo nuovo”, una sorta di spazio bianco, che sia fonte di ispirazione e condivisione, di incontro tra generazioni, di insegnamento costante, ascolto reciproco e cooperazione.
Crediamo che l’educazione sia prima di tutto cura di una relazione specifica tra la variabilità delle situazioni e la molteplicità complessa dell’essere umano. Pertanto, il nostro lavoro deve nutrirsi dell’osservazione attenta, dell’ascolto dei singoli, del gruppo, e della condivisione. I nostri interventi educativi non possono essere frutto di un solo metodo ma di una complessa rete di esperienze, di saperi appresi e condivisi. Crediamo fermamente nell’educazione all’aria aperta, condizione nella quale l’essere umano libera energie creative e avverte una sensazione di benessere.
Il nostro approccio si basa sull’incontro tra pedagogia Montessoriana, Steineriana, Outdoor Education, Scoutismo, nei suoi principi originari, ed Educazione Attiva.
Il minimo comun denominatore che abbiamo ritrovato in tutte queste teorie e pratiche educative è l’unicità ed irripetibilità di ogni singolo essere umano e l’importanza di riuscire a “portarle fuori” (Educare= Ex ducere: tirare fuori)
Questo porta ad una fondamentale conclusione: che nessun metodo, per quanto efficace e ben strutturato, può essere applicato nello stesso modo e con gli stessi strumenti a tutti indifferentemente, e in qualunque luogo del mondo.
E allora per noi educazione significa prima di tutto scoprire l’unicità e la specificità della persona che abbiamo di fronte, entrare in contatto emotivo ed empatico con essa, ascoltare e osservare prima di agire, in uno specifico contesto socio-culturale di partenza. Non abbiamo quindi scelto di seguire un’unica corrente educativa, ma abbiamo scelto di applicare e sviluppare le diverse metodologie nell’Educazione in Natura.
Educare in Natura significa portare i bambini/e, gli adolescenti e gli adulti a ritrovare un contatto rispettoso e sinergico con la terra, le piante, il sole, la pioggia, il vento, il freddo.
Riconoscere la Natura come prima maestra ci aiuta a viverLa come un’esperienza educativa e non come un pericolo.
Il “disturbo da deficit di natura”, come evidenziato dal pedagogista Richard Louv, colpisce soprattutto i bambini che vivono in spazi chiusi, che vivono nelle grandi città e che hanno tempi e spazi di gioco ed esplorazione autonoma molto ristretti, spesso inesistenti. Questo comporta l’incapacità di autogestirsi, di sviluppare la propria immaginazione, di creare da sé giochi e anche perché no, di “annoiarsi” o di stare semplicemente a guardare il cielo. E’ necessario quindi recuperare questa dimensione e questo contatto con sé stessi e con l’altro.
Nella natura, invece, le persone ritrovano i propri tempi e i propri spazi, è più facile liberare le proprie emozioni e condividerle. Si ritrova la concentrazione, la creatività, si sviluppa l’autonomia, l’arte di arrangiarsi e di risolvere i problemi, la collaborazione e la capacità di stare insieme.
Per questo è importante per noi “©STARE FUORI”.
Nei nostri progetti perseguiamo un rapporto educatore/bambino di 1 a 7. Questo permette di costruire una relazione solida ed efficace tra maestro e alunno, che è la base su cui costruire qualsiasi processo educativo.
La famiglia è il punto di partenza del processo educativo, è la prima comunità con cui i bambini si relazionano. Fondamentale è quindi il suo ruolo, “…che deve orientarsi verso quella struttura che abbia dei processi educativi quanto più vicini alla propria idea di giusta crescita. Se a casa si cerca con coraggio e fatica di lavorare sull’autonomia dei propri figli, mentre a scuola lo spazio di esplorazione del bambino è limitato, si creerà una dicotomia che influirà negativamente sulla sua crescita. Posto davanti ad un bivio che conduce in direzioni opposte, il bambino ha spesso come reazione naturale e istintiva, l’immobilismo o la ribellione….Il bisogno più importante è, a parere nostro, quello di una sana relazione con gli adulti di riferimento. I bambini guardano il mondo con i nostri occhi e si affacciano alle nuove esperienze poggiandosi sulle nostre emozioni ed è fondamentale che i genitori e gli educatori sappiano accompagnarli ascoltandoli, sostenendoli ed essendo presenti senza ledere il loro diritto all’autonomia e all’espressione delle proprie attitudini. La famiglia, (di qualunque tipo) è l’esempio di cui l’infante si nutre per costruire la propria idea di sé ed è fondamentale però che essa non diventi un limite allo sviluppo della sua identità.
Viviamo in una società che, a parole, pone il bambino al centro delle attenzioni, (e dei consumi anche…), ma nei fatti spesso accade che viene rinchiuso in celle di cemento addolcendolo con un videogioco ed una sana merendina. Trovare un parco nelle grande città è fortuna che capita a pochi mentre abbondano i centri commerciali, i parcheggi e i tratti di strada ad alta velocità. Non c’è bisogno di spiattellare (evidenziare?) dati ISTAT per evidenziare come il nucleo familiare sia composto da genitori che lavorano sempre di più e sempre più lontano e da bambini che trascorrono tanto tempo nelle diverse entità educative. Arrivare a tre figli spetta a una famiglia su cinque e scompaiono quelli che erano veri e propri centri di aggregazione, funzionali all’autonomia quanto alla socialità, come il cortile, il parco o il bosco. Inoltre tutti corriamo e facciamo a gara e sono sempre più rari i contesti di lavoro, per esempio, dove si investe sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione. Basta guardare le nostre case per vedere l’isolamento cui ci siamo condannati: porte, portoni, cancelli, sbarre, inferriate, telecamere, antifurti. E infine la crescita, come paradigma di tutti gli stati e gli individui, la ricerca continua di far crescere il PIL e uno stile di vita improntato sull’eccesso, lo spreco ed un rapporto di violenta sopraffazione della natura. Intorno a tutti questi temi abbiamo preso una posizione, convinti che nulla è dato per sempre e che tutto vada costantemente sottoposto a critica ed analisi. Crediamo che la scuola debba cambiare e debba farlo proprio partendo dai reali bisogni dei bambini. Essi non hanno bisogno di essere omologati, ma devono poter esprimere il proprio talento, hanno bisogno di un ambiente che sia cooperativo e non competitivo e di esperienze dirette che sollecitino il loro spirito critico e garantiscono una libertà sempre più negata dall’eccessiva disciplina e dal clima precettistico che abbiamo costruito intorno al loro.
Partendo da questo presupposto riteniamo fondamentale che il processo educativo dia il giusto spazio alle emozioni e all’aspetto creativo. Ci pareva doveroso sottolineare che una sana relazione, l’attenzione alle emozioni e la creatività siano per i nostri piccoli bisogni primari che permettono loro una crescita armoniosa e felice, ma ovviamente ce ne sono altri ugualmente importanti: •Movimento •Autonomia •Socialità •Costruzione libera dell’individualità •Sviluppo dei 5 sensi •Gioco •Esplorazione •Curiosità •Esperienze dirette •Avventura •Autostima •Sicurezza …” (dal Manifesto dell’Asilo nel Bosco di Ostia)
Durante tutte le nostre attività sarà sempre presente anche uno spazio coperto dove è possibile ripararsi in caso di condizioni metereologiche particolarmente avverse, dove si custodiscono gli abiti ed i materiali adoperati, o dove il gruppo può scegliere di stare se lo desidera. La progettazione pedagogica, in particolare per l’area infanzia-adolescenza, infatti, non si struttura esclusivamente partendo dalle proposte dell’adulto, che ha il compito di trasmettere delle competenze ai bambini/ragazzi, ma parte piuttosto dall’ascolto di questi ultimi e dei loro bisogni, che non di rado vengono spesso purtroppo negati dalla società.
Il nucleo familiare è – indistintamente per tutti – il primo “luogo” che incontriamo alla nostra nascita. Esso costituisce il primo modello educativo, culturale ed emozionale del bambino/a.
Per questo è fondamentale partire da un lavoro con l’adulto/genitore che ricontatti in primis il suo essere stato bambino, elaborando un percorso che lo metta in comunicazione con la propria parte materna e paterna, maschile e femminile, rendendolo consapevole del suo specifico personale ruolo educativo.
Questo percorso nasce per rispondere alla crescente richiesta di sostegno da parte delle mamme e dei papà (quasi mai menzionati o ascoltati), nel riuscire a vivere al meglio l’esperienza della maternità/paternità, creando un ambiente in cui anche le esperienze personali vengono condivise con la comunità come aiuto e/o bagaglio per gli altri.
Grazie a figure professionali esperte, il percorso intende:
1. rendere consapevole il genitore degli strumenti e delle competenze che egli già possiede.
2. conoscere le fasi psicologiche e pedagogiche del bambino nei primi 3 anni di vita
3. analizzare e capire i cambiamenti personali e di coppia che la nascita di un figlio può portare, nell’ottica di prevenire eventuali conflitti e criticità.
Operare sulla costruzione dell’identità individuale e la socialità.
Aiutare le persone a vivere con serenità uno dei momenti più importanti della propria vita come la nascita di un figlio, supportandole nella crescita insieme dei primi 3 anni di vita del bambino, nella loro educazione ed espressione creativa.
Sviluppare consapevolezza rispetto a falsi miti e condizionamenti, ritrovare la giusta armonia con se stesso e di conseguenza con l’altro, raggiungere la consapevolezza della responsabilità, non relegarsi in un ruolo consueto o prestabilito, spaziare verso molteplici possibilità, creare e condividere nuove forme di educazione, autoeducazione, espressione ed integrazione.
Far rinascere il senso di comunità, libero da ideologie politico-sociali, libero da caratteristiche limitanti, libero da “gruppi di appartenenza o assegnazione sociale”, nel senso più profondo del termine. Ogni adulto deve mettersi alla ricerca della sua propria e specifica genitorialità, adattata al suo talento e potenziale e ogni bambino deve essere libero di creare e mettere in pratica la sua auto-educazione. La messa in pratica e la condivisione di questi percorsi all’interno del nucleo familiare, qualunque esso sia, porta alla conoscenza dell’altro, alla sua accettazione e allo scambio reciproco di forme espressive da sperimentare, di punti di vista diversi da esplorare e una fonte di grande ricchezza emotiva e conoscitiva e di conseguenza anche pratica e logistica.
La nostra formazione è un percorso di conoscenza aperto a tutti e vuole diffondere, più che delle nozioni, delle modalità di sostegno, dialogo, elaborazione, condivisione e cooperazione tra le diverse generazioni e tra le istituzioni e gli operatori sociali che ruotano intorno al minore.
Giocare, soprattutto tra ragazzi e adulti, è una “pratica” che culturalmente con il passare degli anni viene dimenticata o repressa. Far emergere l’Io bambino viene considerato infantile, quindi delegato solo ad uno specifico periodo della nostra vita che si interrompe nell’età che va dai 10 ai 13 anni. Inoltre il gioco nell’età adulta molte volte viene indirizzato esclusivamente verso attività competitive, caratterizzate da obiettivi e regole definite e da rispettare, pena l’esclusione.
Un anziano agricoltore, molto silenzioso e dall’aspetto rude, durante una formazione ci disse: “…se gli adulti non si intromettessero mai, in nessun modo, nel gioco dei bambini, fin dalla prima infanzia essi non verrebbero a conoscenza della competizione…” e noi aggiungiamo, “ma rimarrebbero fedeli a se stessi e alla Natura dell’essere umano che opera solo attraverso la condivisione e il rispetto dell’altro, il quale non è visto come nemico ma solo come semplice compagno di gioco.”
FARE FORMAZIONE vuol dire piantare un seme, insieme, con il gruppo di lavoro che si costituisce e da cui si attinge, è prendersene cura giornalmente fino a far sbocciare un albero che si innalza e si irrobustisce sempre di più. La Form-Azione è l’AZIONE CHE PRENDE FORMA. E’una pratica costante, che permette di aprire la mente e il cuore a nuove conoscenze, modalità di svolgimento, di collaborazione e di visione sia dell’insieme che dello specifico. È prendere spunto, mettersi in discussione ed elaborare nuove idee. Portarle “nella propria casa”, farle proprie e diffonderle ad Altri. E l’Altro lo diffonde a sua volta, con lo stesso processo.
Dal Seme al Baobab. Dall’Io Sono al Noi Siamo, il singolo diventa comunità educante.